Prima che il fenomeno videoludico diventasse un fatto di massa, e quindi l’opinione pubblica in qualche modo vi si assuefacesse, chi si divertiva con gli home computer da piccolo come me veniva sfottuto in maniera feroce, in quanto la maggioranza, non videoludica, si compattava e autodefiniva il suo ruolo nel mondo contro la minoranza del caso, come sempre avviene in qualsiasi ambito sociale, dalla scuola al lavoro allo svago.
Ma il collante di tutto ciò secondo me era l’ignoranza, nel senso di mancata conoscenza e comprensione del fenomeno.
Ora, le penne dal grilletto facile e dal pregiudizio sempre in tasca citate dall’autore dell’articolo fanno parte, nel mondo attuale, loro stesse di una minoranza, quella che non ha familiarità con il mondo dei videogiochi e dei videogiocatori, ambito che attualmente è di dimensioni sconfinate, per il denaro che smuove e per il numero degli utenti coinvolti.
In pratica sono una cerchia ristretta di benpensanti che elargiscono profumatamente il loro buonsenso e il loro moralismo, rassicurando i pochi che, vuoi per anzianità, vuoi per discronia carattiale con la realtà, ancora non hanno fatto i conti con la modernità, sul fatto che tutto ciò che odiano perché non arrivano a comprenderlo sia a buon titolo definibile come MALE ASSOLUTO.
E se il male esiste ed è tangibile, come in questo caso sembrerebbe tale, esso diviene anche la causa principale di tutti i comportamenti brutti o criminali dei ragazzi attuali, visto che così per i genitori è anche più comodo lavarsi la propria coscienza.
Questa è in sintesi secondo me la disamina del problema riguardo alle accuse e al disprezzo con cui hanno sempre avuto a che fare i videogiocatori di tutte le epoche informatiche.